PESCA COSTIERA? UNA PESCA ROMANTICA A BASSO IMPATTO AMBIENTALE
Vi siete mai recati, all’imbrunire o all’alba, in una "marina" di una qualsiasi località costiera?
Solitamente vediamo un brulicare di motopescherecci uscire per affrontare una battuta di pesca, oppure rientrare in porto, con un carico di cassette piene di pesci e crostacei di ogni tipo. Certo, un modo organizzato e tecnologico per andare a pesca, con attrezzature moderne e reti all’avanguardia, ma a volte, per non dire spesso, questo tipo di pesca lascia il "segno"; pensiamo alle reti a strascico, che catturano tutto quello che incontrano, dopo essere state trascinate per miglia e miglia, distruggendo la fauna e la flora dei fondali.
La pesca sottocosta
Allora penso alla pesca "romantica", quella che praticavano i nostri nonni e che ancora, per fortuna, diversi pescatori usano praticare, una pesca artigianale, effettuata con barchette di legno, magari ancora a remi e sempre sottocosta.
Una pesca di "famiglia", dove due persone sono sufficienti per manovrare e tirare le reti a bordo, reti certamente non abissali, che vengono calate a poca profondità, rispetto a quelle oceaniche dei pescherecci moderni.
Renzo (nome di fantasia), un pescatore "romantico" della riviera Ligure, mi racconta della sua passione e della sua professione, dove poche attrezzature e le braccia, sono la base per praticare una pesca "pulita" come la chiama lui, sufficiente a mantenere una famiglia di tre persone. Naturalmente il guadagno giornaliero non supera i 100 euro, nei periodi migliori, ma lui è contento così. Come dargli torto?
Per noi appassionati di mare, che ancora crediamo alle "sirene", le sue parole ci aprono il cuore, ci convince ancora di più a pensare che il mare, se rispettato, offre soddisfazioni intense. "Al mattino di buon’ora - racconta Renzo - quando il mare è buono, mi sveglio alle cinque, preparo una piccola colazione da portare con me, ed esco". Pochi minuti a piedi sono sufficienti per raggiungere la spiaggia di Noli (sulla riviera Ligure). "La mia piccola barca di legno a remi mi attende, il tempo di caricare la poca attrezzatura, una cesta con la rete e qualche sagola con ami e, la barca, è pronta per prendere il mare". L’odore del mare e il "silenzio" delle onde (che frase stupenda), avvolgono Renzo, una forza interiore emerge e lo proietta in una dimensione arcaica, quella di uomo solo con la natura. "Bastano poche ore lungo la costa e rientro alla base". Un paesano lo attende con il banco del pesce, montato lungo il marciapiede della via principale (l’Aurelia). Si compone di un banco di acciaio di due metri e un ombrellone, il tempo di scaricare il pescato dalla barca, ed ecco le prime massaie avvicinarsi e curiosare; scrutano dentro le cassettine di polistirolo. "Accanto al mio banco - racconta Renzo - si trovano quelli dei miei colleghi pescatori (tre o quattro banchetti in tutto). Mica tutti possiedono i soldi per comprare un peschereccio attrezzato, allora ci arrangiamo così…ma siamo felici ugualmente, quando decidiamo di uscire un poco più in là, utilizziamo il motore e ci spingiamo fuori". Che dire…. Renzo è un eroe?
Un romantico?
Non credo… siamo noi "uomini comuni" spesso legati al denaro o ad interessi superiori a non accorgerci che tutto ciò è una parte del mondo delle marinerie in Italia, fatto spesso di fatica e sudore, fatto di uomini, che rimangono fedeli alle tradizioni antiche, per necessità o per virtù, non lo metto in dubbio, ma questo andar per mare è veramente accattivante. L'’impatto sull’ambiente e la possibilità che questo tipo di pesca, senza dubbio coraggiosa e certamente non "ricca" di specie ittiche, regala immense soddisfazioni. Sono molti i borghi marinari d’Italia che raccontano queste tradizioni e mettono alla luce una realtà stupefacente, dove è l’uomo il protagonista principale, non la macchina.
Ci raccontano di una piccola asta di commercianti locali (non certo per rifornire i banchi del pesce dei grossi centri commerciali); le massaie, i pensionati e i turisti, credono in quello che acquistano, un pescato sano, senza conservanti e coloranti, fresco, proveniente dal mare d’Italia, un mare per fortuna ancora vivo. Tutto questo è veramente incredibile, carico di folklore, se vogliamo di colore, di tradizione, una pesca ancora capace di suscitare ammirazione, capace di muovere la gente di un rione popolare, in un affollato mercatino del lunedì mattina, a Palermo, come a Trapani, o a Trieste piuttosto che a Genova, passando da Napoli, per finire a Cagliari. Evviva la pesca romantica, come la chiama Renzo!
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